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Roberta Torna a Casa

27 nov 2013 / in

Un progetto speciale, un’occasione unica per vedere gli spettacoli come la vita li ha concepiti.

Nel 2011 Cuocolo/Bosetti ritornano in Italia, nella casa di infanzia di Roberta, un edificio di tre piani a Vercelli. Qui aprono casacuocolobosetti e producono con il Festival delle colline Torino Creazione Contemporanea, e Olinda Milano il nuovo lavoro Roberta Torna A Casa.

La casa viene mantenuta uguale e cambiata profondamente, una betulla di cinque metri viene installata in modo che attraversi in verticale la casa.

Per quasi tre mesi gli spettatori di tante città italiane e straniere arriveranno per bussare a questa porta.

Quando finalmente, dopo anni di vagabondaggio fra continenti, mi sono decisa a tornare nella casa della mia infanzia, la mia infanzia non c’era più.

Le persone non c’erano più. Avevano disertato la vita, ultima mia madre, la sua mente se n’è andata a spasso (lo chiamano alzheimer) e, anche se la inseguo, non posso più raggiungerla.

Ogni viaggio di ritorno è, nella stessa misura, uguale e differente da tutti gli altri innumerevoli viaggi di ritorno.

E voi siete mai ritornati?

Se ci ripenso non so perché sono tornata, certo ci sono le situazioni, gli aspetti pratici, ma uno torna, se torna, più per un’intuizione, una sorta di presagio. In realtà non sappiamo cosa ci muove.

Possiamo credere che un fatto ci condizioni, per esempio, nel mio caso la salute di mia madre, ma è come se il ritorno attingesse a una parte più profonda di noi che resta per lo più inascoltata.

Gli eventi ci precedono.

Cercare di riempire le stanze col teatro, non vuol dire solo ridargli voce ma riempire tutto di dubbi e confusione. Abbiamo vissuto tante cose insieme, ce lo ricordiamo, anche momenti senza troppa dignità, fatti che ci avrebbero diviso se non ci avessero unito, e che abbiamo dimenticato insieme – ma loro non ci hanno dimenticati!

Sono diventati colori chiari e scuri. Colori di un mosaico trafugato. E ora accade: le tessere riconfluiscono e il mosaico si ricompone.

Un senso di vertigine, la stesso che vorremmo condividere con i nostri ospiti/spettatori.

 

Luogo: 4 stanze di una casa. Spettatori : 15

Durata: un’ora e venti minuti

E’ l’inconscio che irrompe nella realtà di tutti i giorni. Una casa dell’infanzia ha aspetti incontrollabili e segreti, ha traumi che vanno riempiti di teatro, vanno ricostruiti e ricondotti alla vita attraverso il teatro.

Si comincia in cucina dove Roberta da piccola  giocava sotto il tavolo e spiava e vedeva le altre persone, che ora sono fantasmi e si offrono al racconto di colei che era una bambina. Poi si passa nella camera da letto della madre. Poi, la stanza di Roberta. Poi la sala dove cresce la betulla. Poi il pianterreno. dove ci sarà la terra, e si mangerà latte e riso, e comparirà il sangue.

Così va lo spettacolo con dentro la vita. Prima o poi capita il sangue. Cuocolo e Bosetti fanno esistere la realtà e il possibile insieme, ciò che è accaduto, ciò che poteva accadere, ciò che forse accadrà. Le parole si fanno azione. Dispongono al loro posto nello spazio e nel tempo le ombre e le luci. Il racconto è solo la penombra che le attraversa e le tiene insieme.

Un’ora e mezzo di spettacolo irripetibile: pura felicità.

Gian Luca Favetto D La Repubblica 11 Febbraio 2012